Impastos

Pubblicato Sabato, 08 Giugno 2024
Data di scadenza Sabato, 08 Giugno 2024
Sede ACSIT
Piazza Santa Croce 19
Firenze

Sabato 8 giugno alle ore 17:00 l' Associazione culturale sardi in Toscana propone l’inaugurazione della mostra fotografica di Alma Danièle De Silvestro

Il filindeu ed i làdiri, perché questa associazione? Sono entrambi impasti, di farina e di fango ma soprattutto sono una continuazione delle tradizioni sarde che sono giunte sino a noi grazie ad alcuni fattori socio-culturali, in primis l’insularità dell’isola, vero e proprio scrigno, dall’altro il passaggio di questo sapere da madre a figlia nel caso di filindeu e da uomo più anziano ad uomo più giovane nel caso dei làdiri.

FILINDEU – Letteralmente fili di Dio, consiste in un impasto di acqua, semola e sale. Lavorandolo sapientemente e con pochi passaggi si ottengono 256 fili sottilissimi come capelli che si dispongono su tre strati, soprapposti uno all’altro, su di un piano tondo realizzato con foglie di asfodelo ed essiccati al sole. Questa pasta verrà poi spezzettata e servita nel brodo di pecora. Il filindeu è legato alla tradizione di San Francesco di Lula; i pellegrini, provenienti da Nuoro giungono a piedi al santuario di San Francesco. Viene dato loro un conforto spirituale con la Santa Messa ed un conforto fisico con un buon piatto caldo di brodo di pecora e filindeu condito con pecorino sardo. L’animo dei pellegrini viene così ritemprato dopo un cammino di oltre 30 chilometri nel buio della notte. Una curiosità: è il premio Nobel Grazia Deledda, nel libro “Tradizioni popolari di Nuoro” a raccontare come su filindeu sia anticamente preparato in occasione della festa.

LÀDIRI – I ladiri costituiscono un’antichissima tecnica di costruzione in terra cruda; impasto di terra, acqua e paglia essiccato al sole. La Sardegna è una delle regioni d’Italia che vanta quest’antica tradizione di architettura in terra cruda soppiantata soltanto negli anni settanta dal cemento. Ora più che mai, grazie all’attenzione che viene data all’ecologia ed al green, molti comuni sardi hanno adottato diverse iniziative per tutelare il loro patrimonio storico-archtettonico. I Làdiri costituiscono un ottimo isolante, hanno un potere traspirante e sono resistenti, regolano naturalmente l’umidità e la temperatura interna dell’abitazione (questo perché i mattoni in terra cruda hanno una massa doppia rispetto ai tradizionali mattoni in terra cotta). Altri benefici consistono nel basso consumo energetico nel processo di produzione e trasporto (generalmente la produzione viene effettuata in loco), nella sostenibilità di un’economia autoctona locale e nella facilità di reperimento dei materiali primari. Data però la bassa resistenza agli agenti atmosferici, i làdiri hanno bisogno di manutenzione costante. Stefano Coccodi, “ladiraiu” abitante di Serramanna, un piccolo paese del Campidano, usa questa tecnica per la costruzione di nuove case e per il recupero di antichi edifici, combattendo coloro che restaurano i muri delle vecchie case con cemento o altri materiali che rovinano inesorabilmente i làdiri sottostanti. Una filiera ecosostenibile, tutto fatto rigorosamente senza l’impiego di moderne tecnologie e ad impatto ambientale zero. Durante l’esposizione delle foto verrà trasmesso in loop un audiovisivo creato espressamente sui làdiri.
La mostra resterà aperta fino al 23 giugno. L’evento è inserito nell’ambito del progetto estate fiorentina del Comune di Firenze. Ingresso libero.