Raffaello e Firenze

Pubblicato Sabato, 31 Ottobre 2020
Data di scadenza Giovedì, 31 Dicembre 2020
Palazzo Vecchio
Piazza della Signoria
Firenze

Dal 31 ottobre al 31 dicembre la video-installazione immersiva in Sala d'Arme a Palazzo Vecchio in occasione dell’anniversario della morte di Raffaello (1520-2020)

In occasione dell’anniversario della morte di Raffaello (1520-2020), il Comune di Firenze e MUS.E, con il sostegno del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio e in collaborazione con il Palais de Beaux-Arts de Lille, organizzano la mostra Raffaello e Firenze, a cura di Valentina Zucchi e Sergio Risaliti. L’esposizione, che si terrà nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio dal 31 ottobre al 31 dicembre 2020 e che prevede una fruizione in piena sicurezza anti-Covid, vuole valorizzare il periodo fiorentino dell’artista, ovvero gli anni in cui Raffaello, già munito di gloria e di onori, tra la fine del 1504 e l’inizio del 1505, si trasferisce nella capitale toscana e vi soggiorna a lungo, fino al trasferimento a Roma nel 1508. Ad attrarlo, il fervido clima fiorentino del primo Cinquecento, i cui episodi più brillanti sono attestati dalla colossale statua del David, appena posizionata in piazza Signoria, e dal cartone di Sant’Anna di Leonardo, ma anche dai meravigliosi lavori di Leonardo e Michelangelo per la sala del Maggior Consiglio del palazzo civico. L’esposizione sarà corredata da un catalogo pubblicato da Edifir in uscita a novembre, a cura di Valentina Zucchi e Sergio Risaliti, con contributi, tra gli altri, di Cristina Acidini e Vincenzo Farinella.

La mostra Raffaello e Firenze ruoterà attorno al Ritratto di giovane donna in busto, un prezioso disegno oggi al Palais des Beaux-Arts de Lille, risalente agli anni fiorentini di Raffaello ed emblematico dell’intenso dialogo intrattenuto con i grandi artisti incontrati in città, primo fra tutti Leonardo. Un prestito eccezionale con il quale il Comune di Firenze vuole onorare il genio di Raffaello, ricordando l’ambiente artistico e culturale dei primi anni del Cinquecento, quando Firenze fu ‘scuola del mondo’. Intorno all’opera, proiettato sulle pareti della Sala d’Arme, un racconto multimediale permetterà di ripercorrere gli anni che hanno inciso profondamente sulla formazione dell’artista urbinate, introducendo significativi cambiamenti nel suo stile. Il fllmato, immersivo, è a cura di Valentina Zucchi e Art Media Studio e illustra la rete relazionale, politica e sociale, oltre che artistica, intessuta da Raffaello, raccontandone le vicende e mostrando i capolavori di quel periodo, come i Ritratti di Agnolo Doni e di Maddalena Strozzi e la Madonna del Cardellino, tuttora conservati a Firenze presso le Gallerie degli Uffizi.

All’iniziativa si affiancheranno percorsi guidati nel centro storico, sui luoghi correlati al soggiorno del pittore, definiti d’intesa con l’Ufficio Patrimonio Mondiale dell’amministrazione civica sempre in assoluta sicurezza: si terranno tutti i sabati e tutte le domeniche alle 15.00, da sabato 7 novembre sino alla fine di dicembre (prenotazione obbligatoria al numero 055 2768224 o alla mail info@muse.comune.fi.it).

Grazie al sostegno di Unicoop Firenze, inoltre, sarà possibile fruire di un programma di appuntamenti digitali dedicati all’artista e rivolti al grande pubblico, condotti da storici dell’arte ed esperti, con la finalità di approfondire singoli aspetti, opere o tematiche del periodo fiorentino di Raffaello.

A Firenze Raffaello arriva in anni di grande fermento per la città al fine di completare la sua formazione e ottenere importanti committenze. Il dialogo intenso avuto qui con gli artisti del tempo, tra cui Fra Bartolomeo, Ridolfo del Ghirlandaio, Baccio d’Agnolo, Andrea Sansovino, i Sangallo, ma soprattutto con Leonardo e Michelangelo, apre la strada all’introduzione di importanti cambiamenti nel suo stile. Ne condizionerà sicuramente la costruzione dei personaggi, i rapporti tra le figure, la rappresentazione del movimento, oltre a sviluppare un’attenzione maggiore ai valori atmosferici e cromatici. Al contatto con l’ambiente fiorentino si deve anche la maturazione di una struttura compositiva più salda e sintetica che si compenetra con il linguaggio descrittivo e tattile acquisito negli anni della formazione insieme all’armonia compositiva e alla luminosa tavolozza, raggiungendo una straordinaria sintesi tra immagine ideale e immagine reale.

Lo riconosceva anche Giorgio Vasari ammettendo: “né tacerò che si conobbe, poi che fu stato a Firenze, che egli variò e abbellì tanto la maniera, mediante l’aver veduto molte cose e di mano di maestri eccellenti, che ella non aveva che fare alcune cosa con quella prima […]” (Giorgio Vasari)