Bellezza oltre il limite

Pubblicato Mercoledì, 16 Settembre 2020
Data di scadenza Sabato, 31 Ottobre 2020
Forte di Belvedere
Via di San Leonardo, 1
Firenze

Dal 16 settembre al 31 ottobre 2020 gli spalti del Forte di Belvedere ospitano la spettacolare mostra fotografica di Massimo Sestini curata da Sergio Risaliti

Dal 16 settembre al 31 ottobre 2020, gli spalti del Forte di Belvedere, affacciati su Firenze, ospitano la spettacolare mostra fotografica di Massimo Sestini “Bellezza oltre il limite”, curata da Sergio Risaliti, promossa dalla Regione Toscana e dal Comune di Firenze, realizzata da Fondazione Sistema Toscana, Toscana Promozione Turistica e Mus.e.

Venti immagini giganti per promuovere la Toscana nel mondo, in anteprima a Firenze. Le foto presentano una Toscana ritratta da una prospettiva inedita: gli scatti sono stati infatti realizzati a 2000 piedi di altezza, ma con obiettivi che hanno consentito di avvicinarsi così tanto alla scena fotografata, da inquadrarla in modo assolutamente originale e nuovo. Il risultato travalica la fotografia e si trasforma in opera d’arte.

La mostra di Massimo Sestini rappresenta l’interpretazione artistica del concept “Toscana, Rinascimento senza fine” studiato da Toscana Promozione Turistica, in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana, per la campagna internazionale di promozione della regione. Le immagini del percorso fotografico restituiscono con forza questo messaggio, affondano infatti le radici nel patrimonio artistico, culturale e paesaggistico della Toscana, culla del Rinascimento, proponendo la meraviglia dei luoghi con una visione originale ed inedita, restituendo all’osservatore l’immenso giacimento di storia di cui disponiamo.

Ed è proprio questo il claim della campagna di promozione: a distanza di 500 anni, la terra madre del Rinascimento, continua a nutrire gli animi e rinvigorire i sensi, attraverso tutte le sue ricchezze e i suoi colori.  La campagna “Toscana. Rinascimento senza fine” è il risultato di una serie di azioni di promozione, complementari e progressive, attuate in questi mesi per creare nuovi prodotti e nuove iniziative turistiche proprio per intercettare il turismo nazionale e i primi flussi dai paesi limitrofi. I punti di forza di questa strategia turistica risiedono proprio in questa rete, che si sviluppa anche su una piattaforma artistica e creativa presentando l’espressione più autentica dei territori.

Dall’indimenticabile mostra di Henry Moore del 1972, il Forte di Belvedere di Firenze è diventato uno più importanti e belli spazi espositivi a cielo aperto al mondo, ma quest’anno senza un progetto espositivo, causa lockdown. Riapre In questi ultimi giorni d’estate con le  foto di Massimo Sestini, vere e proprie installazioni (ognuna è grande cinque metri per tre), che diventano finestre inserite nel paesaggio e sullo skyline di Firenze.

Con le sue immagini così monumentalizzate, Massimo Sestini non ci presenta le classiche cartoline delle bellezze regionali, ma, sulla scia dell’aeropittura dei Futuristi, si alza in cielo per inventare con i mezzi della fotografia e gesti performativi estremi, una nozione inedita e straordinaria della fotografia di paesaggio. A quanti raggiungeranno il Forte, occupato dalle venti opere di Sestini, sembrerà di essere su una grande astronave ad altissima quota sulla Toscana. Venti paesaggi inediti, perché decisamente non sono mai stati fotografati dalla posizione e nel modo in cui lo ha fatto lui. Ad alta quota e a perpendicolo, rispetto al piano terrestre che poi piano, come sappiamo, non è.

Il titolo dice tutto. Bellezza oltre i limiti. Perché i paesaggi presentati sono di una bellezza sconfinata, anche per il genere di inquadratura con la quale sono stati ottenuti. Massimo Sestini lavora spesso in volo, su elicotteri o aerei militari, scende negli abissi, e quando il mezzo di trasporto non è sufficiente per ottenere una certa inquadratura dall’alto, inventa peripezie ginniche e trova soluzioni tecniche per spostare il suo teleobiettivo laddove nessuna mano umano può arrivare. A lui non interessa la riproduzione della realtà, quanto l’esperienza che ne facciamo grazie al modo, alla scelta tecnica e performativa da lui decisa.

Spesso i paesaggi ritratti non sono riconoscibili, sembrano quadri, con pennellate di colori diversi o composti da tessuti sovrapposti. Impasti materici che s’impongono nel loro essere astratti, richiamando alla mente opere di artisti e non luoghi reali. E anche quando la scena fotografata è riconoscibile per quello che è – una gara ciclistica, alcuni butteri con la loro mandria di mucche, una fila di carrelli davanti al supermercato durante il lockdown o dei bagnanti su una spiaggia – le ombre proiettate accanto alle minuscole figure umane o animali, ridotte quasi a punti di colore, sembrano far germinare fantasmi sul paesaggio, e fanno pensare ai giochi creati da un’antica lanterna magica, perché alla fine anche la tecnologia più estrema può essere al servizio dell’emozione e della meraviglia, riportando chi guarda al mondo della magia e dell’infanzia.