DUEL Gianni Caravaggio. Iniziare un tempo II

Pubblicato Venerdì, 16 Novembre 2018
Data di scadenza Giovedì, 28 Febbraio 2019
Museo Novecento
Piazza Santa Maria Novella, 10
FIRENZE

Dal 16 novembre fino al 28 febbraio 2019 il terzo appuntamento del ciclo Duel che invita un artista contemporaneo a porsi in dialogo con un’opera della collezione civica

Protagonista della mostra Iniziare un tempo, a cura di Gaspare Luigi Marcone, è Gianni Caravaggio, che si confronta con Piero Manzoni.

In questa occasione, facendo un’eccezione, l’artista invitato ha scelto un’opera esposta nel progetto attualmente in corso nel museo fiorentino Solo. Piero Manzoni, a cura di Gaspare Luigi Marcone (fino al 13 dicembre 2018). Caravaggio “preleva” e “riattualizza” la Base magica di Manzoni (1961) grazie alla quale qualunque persona, o oggetto, può essere trasformata in opera d’arte. In realtà il confronto poetico-concettuale tra Caravaggio e Manzoni ha origini lontane. Nel 2008, per esempio, nel suo testo intitolato L’opera d’arte come dispositivo per atti demiurgici, Caravaggio scrive: “[…] il dispositivo predispone all’atto demiurgico ma è anche il suo unico detentore permanente paragonabile alla capacità della Base magica di Piero Manzoni di definire lo spettatore come un’opera d’arte vivente. L’atto artistico in quanto atto demiurgico si rigenera nel suo dispositivo, se non accade l’atto artistico resta in potenza. Ricreare l’atto artistico è scoprire l’enigma del dispositivo. L’opera d’arte come dispositivo è la creazione che predispone alla creazione”.

Il lavoro “interattivo” manzoniano dialoga con l’opera di Caravaggio Giocami e giocami di nuovo (1996) dove lo spettatore può “giocare” – sedendosi su quattro strati di tessuto dalla forma orbitale tinti di un azzurro diverso – una sorta di partita a dadi, dove con un bicchiere di base ovoidale lancia piccole sculture in bronzo che rimandano ai cinque continenti, forme plasmate direttamente dalla mano dell’artista-demiurgo.

In una sala è protagonista una nuova versione del lavoro L’orizzonte si posa su una nuvola mentre il sole la attraversa (2015-2018) grande ammasso di nylon che in parte potrebbe rievocare anche alcuni Achromes di Piero Manzoni nonché le Linee del grande artista milanese. In quest’opera di Caravaggio un filo azzurro di cotone è adagiato su un groviglio di fili da pesca, assumendone i contorni frastagliati, mentre un altro filo di cotone giallo attraversa la nuvola, mantenendo il suo percorso invariato.

In una delle sale più grandi dedicate al progetto l’artista costruisce uno “scenario” con alcuni suoi lavori già noti e altri inediti. Tra questi Il mistero nascosto da una nuvola (2013-2018), composto da granito e zucchero a velo, così descritto dall’artista: “L’essere velato ha sempre contraddistinto il mistero, ovvero qualcosa che vive nella parte abissale della nostra immaginazione, così da non essere mai completamente compresa. La visione del mistero si manifesta incomprensibilmente aperta e, per questo, continuamente vitale. Dall’altro canto è proprio nell’atto di velarsi, come si vela una torta al cioccolato con lo zucchero a velo, che il mistero s’incarna e si manifesta. Si manifesta sempre concretamente, come un paesaggio in cui la punta di una montagna affonda in una nuvola, o in un viso nascosto da un velo. La natura ama nascondersi – ri-velarsi appunto – ed è proprio nel nascondersi che si manifesta come immagine – un paradosso logico, ma in questo manifestarsi ho la sensazione che la natura ci chieda non comprensione ma accoglienza, una rilassatezza in cui ci lasciamo iniziare da ciò che appare come mistero”. 

La mostra si presenta quasi come un’antologica “delineata” da alcune opere-simbolo cariche di denominatori comuni tra l’arte di Caravaggio e la ricerca di Manzoni, entrambi esploratori di “mondi nuovi”, entrambi sperimentatori di materiali eterogenei tra classicità, quotidianità e contemporaneità.

Gianni Caravaggio (Rocca San Giovanni, 1968; vive e lavora a Monza, Milano, Sindelfingen). Si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) con Luciano Fabro e ha studiato filosofia a Firenze, Milano, Stoccarda; ha la cattedra di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero.

Tra i vari premi conferiti all’artista si ricordano: Premio ACACIA, Milano (2013); Premio Castello di Rivoli Museo d’arte contemporanea, Rivoli (2005); Special Fund Prize, PS1, Italian Studio Program New York (2002).