Data di scadenza Sabato, 01 Febbraio 2020
In occasione della presentazione di “Florentine Voices” di Piero Mottola sarà annunciato il nuovo corso del centro di arte contemporanea che da Le Murate. Progetti Arte Contemporanea diventa Murate Art District
LA MOSTRA
Florentine Voices
Dal 6 novembre 2019 al 1° febbraio 2010
Florentine voices, si intitola così la “tappa” fiorentina del progetto Voices, ricerca sperimentale itinerante e in progress condotta dall’artista Piero Mottola volta ad indagare le potenzialità evocative e musicali della voce di persone comuni, in diverse aree geografiche del pianeta. Florentine Voices, primo progetto nato sotto l’egida di Murate Art District e fortemente voluto dal direttore artistico Valentina Gensini è lo step fiorentino di una ricerca finora condotta a Valencia, Lisbona, Tenerife, Roma, Santiago del Cile, Lipsia, Varsavia, L’Avana, Buenos Aires, Wuhan, Shanghai, Pechino.
Alle persone che hanno partecipato all’esperimento negli scorsi mesi, convocati con bando pubblico, è stato chiesto di associare a dieci parametri emozionali (paura, angoscia, agitazione, collera, tristezza, stupore, eccitazione, piacere, gioia, calma) suoni e rumori prodotti esclusivamente con la voce e con il proprio corpo. Le centinaia di frammenti sonori ottenuti sono stati catalogati e intrecciati dall’artista in composizioni realizzate mediante l’ “autocorrelatore acustico”, un sistema capace di costruire algoritmi e trasformarli in opere grafiche che assomigliano a quadri astratti e variopinti. In questo modo l’opera restituisce un composito e fluttuante ritratto emotivo e internazionale della città.
Con le stesse sonorità, Piero Mottola ha composto l’omonima composizione per coro che verrà diretta dall’autore in occasione dell’inaugurazione della mostra (mercoledì 6 novembre alle 18:00) grazie alla collaborazione di Benedetta Manfriani, dell’Accademia di Belle Arti e del Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze.
Nelle tre celle al primo piano di MAD è invece esposto un excursus del lavoro dell’artista che riconduce alle origini delle sperimentazioni degli anni Ottanta e primi anni Novanta sul concetto di “Miglioramento Peggioramento” estetico e delle categorie di “Bello Brutto”, in cui l’artista si poneva il problema della misurazione del processo creativo con pratiche relazionali attraverso il coinvolgimento diretto del pubblico.
Infine, l’esuberanza cromatica delle opere più recenti, esposte nell’ultima cella, rivela il processo di ricerca dell’artista, volto a restituire partiture visive che rispondono alla ricerca di godimento estetico espressa dal fruitore.