Data di scadenza Giovedì, 12 Dicembre 2019
Giovedì 12 dicembre ore 17.30 il MAD - Murate Art District ospiterà Habitus Ethos, installazione multimediale e performativa di Benedetta Manfriani con il Coro CONfusion
L'appuntamento fa parte della terza edizione del "Festival dei Diritti", la manifestazione promossa dal Comune di Firenze in collaborazione con tantissime realtà cittadine. Sensibilizzare sui temi della violenza sulle donne, gli stereotipi di genere, le discriminazioni delle persone lgbti, promuovere una cultura dei diritti: questi gli obiettivi della kermesse che mette in campo, fino a dicembre, una serie di eventi che spaziano da incontri e dibattiti fino a proiezioni e performance coinvolgendo tanti luoghi della città. Giovedì 12 Dicembre, alle ore 17.30, MAD - Murate Art District ospiterà "Habitus Ethos", installazione multimediale e performativa di Benedetta Manfriani con il Coro CONfusion.
Habitus è un sistema di schemi percettivi, di pensiero e di azione acquisiti in maniera duratura e generati da condizioni oggettive, ma che tendono a persistere anche dopo il mutamento di queste condizioni. È uno schema di comportamento culturale e sociale appreso nel proprio ambiente di vita, che tende a riprodursi e che viene tramandato. In quanto tale è subìto ed è una situazione di comodo (habitus-abitudine) che sembra facilitare lo stile di vita e il comportamento quotidiano. È fondato sulla rassicurazione del ‘così si è sempre fatto’ e rifugge il cambiamento. È la chiave della riproduzione culturale, essendo strettamente collegato alla struttura di gruppo sociale (classe, fede religiosa, etnia, livello di istruzione, professione, e via dicendo), ed è in grado di generare comportamenti regolari che condizionano la vita sociale, ovvero usanze, costumi e credenze “conformi” all’attesa sociale.
L’Ethos si rifà alla percezione della coscienza individuale e informa il comportamento morale. L’Ethos è di per sé una scelta libera, innovativa, di mutazione e di trasformazione di quanto viene appreso dalla cultura e dal condizionamento sociale. È pertanto deviante e faticoso, ma foriero di nuove possibilità di vita e capace di trasformare l’esistente in relazione al cambiamento dei tempi.
Il fenomeno delle migrazioni sposta da un paese all’altro molte persone con il loro bagaglio di consuetudini, credenze, aspirazioni, e costringe chi arriva e chi accoglie al cambiamento. Anche qui ci aiutano le parole: ospite è sia colui che ospita, sia colui che è ospitato, intendendo così la necessità di un patto vincolante e sacro, di reciprocità. Un rapporto intercambiabile.
L’Habitus è resistente a qualsiasi contributo esterno destabilizzante e cede facilmente alla tentazione di segregare le nuove forme di vita per evitare contaminazione e meticciamento. Attingendo all’Ethos è invece possibile far dialogare culture diverse. È l’unica forma possibile per accogliere e valorizzare il flusso inesorabile della vita e della storia, caratterizzato dal continuo cambiamento. Più una cultura è ricca, consolidata e costituita da persone anziane, più è resistente al cambiamento e tende all’ arroccamento su posizioni sclerotizzate e all’esclusione sociale, ovvero a privilegiare l’habitus invece dell’Ethos.
In questo preciso momento storico è necessario e urgente fare scelte dettate dall’Ethos e dalla giustizia. L’ingiustizia crea emarginazione, devianza e illegalità. L’autentica legalità, invece, non è il legalismo dei codici, ma è la traduzione normativa del senso della giustizia che si radica nell’Ethos della convivenza umana. Vivere la legalità significa generare nuove leggi, o modificare quelle esistenti, in relazione alle nuove necessità dell’inclusione e dell’accoglienza dei nuovi popoli e delle culture che giungono e giungeranno nel nostro paese. Questa operazione si radica nella speranza che sia possibile trovare una via per creare una società fondata sul rispetto dei diritti universali e sulla dignità di ogni uomo. Sound Design a cura di Agnese Banti, in collaborazione con Tempo Reale.
18.15 Opening della mostra del progetto Nel Pensiero, nello sguardo | Mohamed Keita, a cura di Gabriele Pantaleo